Durante la guerra fredda la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica per primeggiare in campo tecnologico, culturale e militare ha dato la possibilità all’umanità di sognare di spostare i propri confini oltre il nostro pianeta. Sognavamo colonie prima sulla luna, poi su Marte e fino a spingerci ai confini del sistema solare. Ma finita la Guerra Fredda sono sparite le motivazioni e quindi i soldi, e così è finita anche la corsa allo spazio.
Ma se l’uomo non si fosse fermato? Se avesse trovato le soluzioni tecnologiche per superare i limiti fisici del nostro essere piccoli e temporalmente finiti in uno spazio immenso e infinito? Se il Nuovo Mondo della nostra epoca fosse il sistema solare?
Erink Wernquist, digital artist svedese, immagina l’umanità alle prese con la colonizzazione dei pianeti e dei loro satelliti nel nostro sistema solare. Accompagnati dalla voce narrante di Carl Sagan che recita un estratto dal suo libro del 1994 Pale Blue Dot, vediamo in successione scene verosimili di vita quotidiana spaziale: l’apertura del portellone esterno di una nave in orbita intorno a Giove, delle navicelle che sorvolano Marte, una vista notturna degli anelli di Saturno illuminati dal sole. Perchè la bellezza di Wanderers, oltre che alla qualità visiva, sta anche nella ricerca di Wernquist per la realizzazione delle location. Ogni scena è ambientata in un luogo presente nel nostro sistema solare, partendo da immagini o mappe prese dalla NASA, dall’ESA e da altre fonti scientifici ufficiali.
Per apprezzare la qualità del lavoro di Wernquist, qui ha raccolto un po’ di considerazioni tecniche e l’indicazione delle fonti che ha utilizzato per ricreare gli scenari.