Si è conclusa domenica 26 la La 57° Biennale d’Arte di Venezia. I numeri parlano di una delle rassegne più seguite al mondo, con 615mila visitatori in crescita del 23% rispetto all’edizione precedente, e più ricche, con più di 120 artisti esposti.
Un evento che per dimensione, rilevanza e contenuti, è di interesse non solo per gli appassionati o gli addetti ai lavori, ma per tutti, al punto da poter entrare nella programmazione degli eventi da seguire anche per un’agenzia di comunicazione.
L’arte rappresenta sicuramente l’avamposto più avanzato del pensiero contemporaneo, e per questo motivo la biennale è soprattutto un agglomerato di punti di vista, a volte estremi, a volte non condivisibili, ma sicuramente sempre punti di vista nuovi e innovativi. Punti di vista su temi fondamentali come la Collettività o la Terra, che superficialmente potremmo percepire come distanti, ma che come tutte le cose “importanti” hanno delle conseguenze anche nel quotidiano, o meglio, nell’interpretazione del quotidiano. Punti di vista come strumenti quindi, strumenti con i quali leggere l’attualità e cercare di prevederla. E direi che questa è anche la base del nostro lavoro nell’ambito della comunicazione.
Questa edizione ha avuto come fulcro l’Umanesimo ma non “focalizzato su un ideale artistico da inseguire, né tanto meno caratterizzato dalla celebrazione dell’uomo come essere capace di dominare su quanto lo circonda” quanto piuttosto la celebrazione di un umanesimo nel quale l’atto artistico è atto di resistenza, di liberazione e di generosità. Quindi atti assolutamente pragmatici e radicati nella vita di tutti i giorni, modi di agire utili anche nella propria vita professionale.