La disinformazione con fake news crea più engagement: ben 6 volte più like, condivisioni e interazioni su Facebook rispetto alle notizie verificate.
É quanto emerge da una ricerca congiunta della New York University e dell’Università francese di Grenoble Alpes sul comportamento degli utenti su Facebook intorno alle elezioni USA del 2020.
Consiglio per i nostri Clienti: cominciate subito a pensare a piani editoriali pieni zeppi di notizie false e tendenziose, che incitino allo scontro e alla polarizzazione, per ottenere risultati sino ad oggi impossibili.
Scherzi a parte: il nuovo studio peer-reviewed condotto da ricercatori della New York University e dell’Université Grenoble Alpes in Francia altro non fa che rafforzare una delle principali argomentazioni di vecchia data dei critici secondo cui gli algoritmi dei social network alimentano maggiormente la diffusione della disinformazione rispetto alle fonti più affidabili: da agosto 2020 a gennaio 2021 gli editori noti per aver diffuso disinformazione hanno ottenuto 6 volte più like, condivisioni e interazioni sulla piattaforma rispetto alle fonti di notizie affidabili, come la CNN o l’OMS.
Purtroppo da quando le fake news su Facebook sono diventate un problema e una preoccupazione pubblica dopo le elezioni presidenziali del 2016 è stato ripetutamente dimostrato che gli editori che lucrano sulla disinformazione sono in grado di ottenere un pubblico più coinvolto su questa (e probabilmente anche su altre) piattaforma.
Gli autori dello studio si sono basati sulle categorizzazioni di 2 organizzazioni che studiano la disinformazione, NewsGuard e Media Bias/Fact Check.
Entrambi i gruppi hanno classificato migliaia di editor di Facebook in base alle loro inclinazioni politiche, che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, e alla loro propensione a condividere notizie affidabili o inaffidabili.
Il team ha quindi preso 2.551 di queste pagine e ha confrontato le interazioni sui post su pagine di editori noti per la disinformazione con le interazioni sui post pubblicati da fonti di notizie affidabili.
I ricercatori hanno scoperto che l’aumento statisticamente significativo della disinformazione è politicamente neutrale: le pagine di traffico di disinformazione di estrema sinistra come di estrema destra hanno generato molto più coinvolgimento degli utenti di Facebook rispetto alle pagine fattuali di qualsiasi inclinazione politica, anche se i profili di destra si segnalano per una maggiore propensione a condividere fake news rispetto a quelli di altre categorie politiche.
Lo studio “contribuisce ad aggiungere al crescente corpo di prove l’evidenza che, nonostante tutta una serie di sforzi di mitigazione, la disinformazione ha ormai trovato un ambiente favorevole – e un pubblico coinvolto – su Facebook”, ha affermato Rebekah Tromble, direttrice dell’Institute for Data, Democracy and Politics alla George Washington University, che ha esaminato i risultati dello studio.
In risposta, Facebook ha affermato che il rapporto ha sì rendicontato il numero di persone che interagiscono con i contenuti, numero che però non rappresenta l’effettiva misura delle persone che effettivamente visualizzano questi ultimi, calcolabile invece a mezzo delle impressioni (che Facebook non rende disponibili per i ricercatori).
“Questo rapporto esamina principalmente il modo in cui le persone interagiscono con i contenuti, che non deve essere confuso con quante persone effettivamente lo vedono su Facebook”, – ha affermato il portavoce di Facebook Joe Osborne, che ha inoltre aggiunto che il colosso di Menlo Park abbia sviluppato collaborazioni con ben 80 partner di verifica delle news su oltre 60 lingue, per etichettare e ridurre la proliferazione di fake news.
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