Mettiamolo subito in chiaro: il periodo è nerissimo e ci troviamo tutti di fronte a una sfida globale senza precedenti, mai affrontata dalle generazioni attuali.
Con questo articolo non vogliamo pertanto negare l’evidenza, e ci mancherebbe solo, ma provare in tutto questo pessimismo a trovare qualche spunto di riflessione per chi abbia la voglia quantomeno di provare a ragionare su come gestire questa situazione, per il proprio brand e per la propria azienda.
Partiamo da 3 concetti base:
a) ad oggi, siamo veramente tutti online a tutte le ore
b) buona parte di noi ha (purtroppo) molte meno cose da fare, siamo più disposti a distrarci e propensi ad approfondire argomenti che nella nostra folle routine quotidiana non potremmo permetterci di affrontare
c) la competizione online é gioco forza diminuita: questo vuol dire che chi ha la forza per investire e il giusto contenuto da mostrare può ancora fare comunicazione online con efficacia sia in termini di brand awareness che di lead generation.
Non mi riferisco alle sole aziende “salvate” dal Governo nell’ultimo decreto: il tempo speso per ricerche su prodotti e servizi di interesse per il singolo consumatore aumenterà di quasi il 50% in queste settimane, e non solo nei settori più caldi come generi alimentari, farmaci, libri e stampa.
Da una ricerca di Havas Media condotta sulla popolazione italiana nel periodo 13-16 marzo 2020, il primo week-end in cui tutta l’Italia è stata considerata zona rossa dal governo, emergono alcuni trend netti:
1) esplosione dello smart working (42% del campione): ciò porta con sé diversi cambiamenti significativi nelle abitudini di chi ha aderito a questo nuovo modello, come ad esempio una quota nettamente maggiore di tempo dedicato ai lavoretti domestici, ai famigliari e alla cucina.
Ed è qui che per i brand si aprono nuovi spazi, in questa nuova e completamente diversa interazione col proprio consumatore: è giunto il tempo di creare nuove Media Experience at home, con contenuti realizzati ad hoc (sui canali social, sulle app, sui siti …) per la tipologia di fruizione imposta dalle circostanze.
Contenuti ingaggianti, che intrattengano, che spingano alla condivisione con amici e contatti; contenuti che facciano capire che un brand c’è e si adatta alla quotidianità del proprio stakeholder, quale che sia il settore di appartenenza.
2) La tv sta ovviamente registrando picchi di ascolto mai visti; concentriamoci però anche sugli spazi offerti dalle varie tv on demand, dove il 46% degli intervistati ha aumentato la visione di serie tv/film on demand dall’inizio della quarantena.
SkyGo, Prime Video, Netflix, il neonato Disney+ … sono canali importantissimi su cui investire in termini di spazi e contenuti.
3) E la radio?
Anche su questo mezzo gli ascolti sono in deciso aumento (per il 25% del campione intervistato); molto significativo è anche quanto sia aumentata la durata media dell’ascolto, che si distribuisce ora sull’intera giornata con una diversa modalità di fruizione: non più il drive time, ma una presenza quotidiana e costante, magari in streaming digitale.
Sono inoltre aumentati anche gli ascoltatori che interagiscono attivamente con le trasmissioni.
Programmare i giusti contenuti sulla giusta radio (così come su Spotify) può essere davvero strategico in un momento come questo, per fare non solo brand awareness ma anche engagement con ROI importanti.
4) la stampa infine: in aumento l’acquisto di magazine, abbonamenti e libri, rigorosamente online (33% del campione), per non parlare dell’esplosione della fruizione di siti (visite sui siti di General News aumentate del +50% in Francia, +29% in Germania, +142% in Italia, +74% in Spagna e +44% UK) e pagine social di informazione (+14% Francia, +11% Germania, +30% Italia, +55% Spagna e +18% UK).
In conclusione: nonostante la congiuntura estremamente negativa, i media tradizionali e digitali ci permettono ancora di poter progettare il business che verrà, una volta superato questo momento nero.
Voglio pensare che, agendo ora, per le aziende ci sono ancora opportunità da cogliere: secondo BVA Doxa, un’azienda su quattro incrementerà infatti le proprie attività di marketing, mentre il 41% sfrutterà il momentum per aumentare o mantenere la propria presenza mediatica.